
Il quarto Clinic Città di Campobasso organizzato dal Cus Molise con il patrocinio della Regione Molise e la collaborazione dell’Università degli Studi del Molise dal titolo Competizione e stato emotivo: gestire le proprie emozioni’. ha lasciato il segno. Con il presidente del Cus Molise Maurizio Rivellino come moderatore, relatori illustri quali il coach della nazionale italiana femminile medaglia di bronzo agli europei in Grecia e docente di Pallacanestro e Psicologia dello Sport Andrea Capobianco, Alessandra Ruberto, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Molise, Germano Guerra presidente Unisport, delegato del Rettore per lo sport e direttore del dipartimento di Medicina e scienze della Salute Vincenzo Tiberio Unimol e Sara Madera, giocatrice della Magnolia Basket e medaglia di bronzo agli europei femminili con l’Italia, si sono confrontati sul tema catturando l’attenzione di tutti i presenti e rispondendo alle loro domande. Ad aprire la mattinata all’Aula Fermi sono stati i saluti istituzionali con tante autorità presenti che hanno plaudito all’iniziativa e confermato la loro vicinanza. Luca Praitano consigliere comunale con delega allo Sport, Armandino D’Egidio, consigliere regionale con delega allo sport, Maurizio Tiberio in rappresentanza del presidente del Consiglio Regionale Quintino Pallante, Benito Suliani presidente del Coni, Angelo Campofredano responsabile regionale di Sport e Salute, Bruno Capace, comandante della Scuola Allievi Carabinieri di Campobasso, hanno fatto i complimenti agli organizzatori sottolineando l’importanza di simili appuntamenti e la valenza delle emozioni da vivere anche attraverso lo sport. Poi si è entrati nel vivo del convegno. “Grazie a tutti gli intervenuti a questo evento – ha sottolineato Maurizio Rivellino moderatore della tavola rotonda – ci troviamo oggi ad affrontare un argomento importante con relatori di grande caratura e assoluta qualità”.
Porto i saluti del Rettore Vanoli, un grazie a tutte le persone intervenute e ai relatori – ha rimarcato il professor Germano Guerra – le emozioni si possono leggere in ogni nostro gesto ed à importante riuscire a canalizzarle nel modo giusto”. Coach Capobianco ha sottolineato come “Lo sport è il miglior metodo formativo. Attraverso di esso si può diventare campioni di vita ed è su questo che lavoro”. Poi ha ripercorso le tappe dell’Europeo andando a sottolineare che: “E’ fondamentale riuscire ad indirizzare le emozioni per renderle compagne di viaggio positive. La tecnica è un linguaggio sul quale l’allenatore può dare dei consigli ma la forza dei valori umani fa tutto il resto. Durante la rassegna continentale in Grecia ne abbiamo vissute tante e posso fare soltanto i complimenti ad un gruppo di ragazze straordinarie che hanno scritto la storia”. Poi torna indietro nel tempo. “Ho allenato a Teramo nell’anno del terremoto – ha detto – Quando c’è una scossa si è portati dalla paura, in maniera errata, a scappar via. In squadra avevo grandi giocatori che tiravano con il 52% per 35’ da tre punti ed erano poi meno precisi negli ultimi 5’ di partita e viceversa. Questo perché verso la fine la partita cambia e si affrettano i tempi delle giocate. Abbiamo vinto tante volte affidando gli ultimi palloni a chi aveva percentuali più basse ed era lasciato libero dalle difese avversarie. Questo per dire, a proposito delle emozioni, che bisogna essere bravi a gestirle”. Sara Madera ha spiegato che: “Dal momento in cui si allacciano le scarpe bisogna far conto di essere già in partita e le emozioni devono essere incanalate bene. La concentrazione è fondamentale, mentalmente bisogna simulare la gara e pensare a ciò che si può fare per essere utile alla squadra. Rimanere sempre concentrati e in partita per poter arrivare al miglior risultato possibile. In Grecia abbiamo fatto qualcosa di straordinario”. L’ala-pivot si è poi soffermata su un altro aspetto importante: “Presentarsi in lunetta per tirare un libero – ha detto – può sembrare la cosa più facile perché si è soli con il canestro, senza avversari e ci si può prendere tutto il tempo necessario per tirare. Eppure, quando la palla pesa e magari con quel tiro si può vincere la partita, vengono in mente tante cose e tante emozioni che bisogna essere bravi a incanalare. Pensare che quel tiro libero è uguale a tutti gli altri. Io personalmente vado in lunetta convinta di fare canestro e concentrata solo su quel gesto tecnico. Poi è chiaro che si può sbagliare, fa parte del gioco”.

“Il giocatore è una persona – ha rimarcato la psicologa Alessandra Ruberto – non bastano preparazione e talento ma occorre anche la preparazione dal punto di vista psicologico. Sport e psicologia vanno di pari passo perché il primo è funzionale al benessere mentale di una persona e viceversa. Nello sport ma anche nella vita ammettere la propria emozione non è una debolezza ma il saper creare un filo empatico con la persona che si ha di fronte. Uno studente che si presenta all’esame e dice al professore: sono emozionato, crea un filo empatico con il docente. Le emozioni nella vita di tutti i giorni e anche nello sport possono essere funzionali o disfunzionali, sta ad ognuno renderle funzionali”. Dopo l’intervento da remoto di Giuseppe Fabbiano, referente regionale dell’Associazione Plastic Free Molise che ha fatto il punto sulla collaborazione con il Cus Molise e i numeri dell’associazione in sei anni di vita, i relatori hanno risposto alle domande degli uditori e il Clinic si è chiuso con i ringraziamenti da parte di Marco Sanginario, direttore delle attività sportive del Cus Molise per una mattinata formativa di rilevanza assoluta.